Pubblicato il Rapporto Consob “Emerging trends in sustainable investments and cryptoasset markets” (Report 2023 – Statistics and analyses)

La Consob ha pubblicato la scorsa settimana nella sezione “Statistiche e analisi” il Rapporto che analizza le principali dinamiche degli investimenti sostenibili e dei mercati delle criptoattività.

In particolare, sulla base dei dati raccolti nel corso dell’ultimo anno (aggiornati a settembre 2023),  il Rapporto esamina le performance delle società quotate in relazione al Sustainalitycs ESG risk score, un indice che offre una misurazione sintetica dell’esposizione delle società a fattori di rischio ESG (quali, ad esempio, cambiamenti climatici, rischio di transizione, condizioni lavorative inique, mancanza di inclusione sociale, trasparenza nella governance, politiche di remunerazione del management).

Il Rapporto evidenzia un andamento positivo di tale indice nell’area euro, confermandosi il trend decrescente osservabile negli ultimi 3 anni senza significative variazioni nel 2023. Si evidenzia un tendenziale incremento della capacità delle imprese di gestire i rischi legati alla sostenibilità e dal Rapporto emerge, in modo per la verità non sorprendente, come in media l’esposizione ai fattori di rischio delle società che producono energia sia più elevata rispetto a quella delle imprese appartenenti al settore manifatturiero oppure al comparto finanziario. Nel nostro paese, peraltro, l’esposizione ai fattori di rischio del comparto finanziario appare mediamente più elevata rispetto a quella di omologhi settori dei Paesi dell’area euro, anche se, nel complesso, gli ESG risk scores delle imprese italiane si attestano su valori in linea con quelli europei.

La sezione “investimenti sostenibili” del Rapporto include inoltre un focus sulle società quotate in Italia al fine di verificare eventuali correlazioni tra alcuni indici di rischio legati alla sostenibilità (ESG risk score e ESG Refinitiv rating) e determinate caratteristiche delle imprese (in termini di performance, volatilità, liquidità, leverage finanziario, value at risk, price on earnings, price to book value, capitalizzazione e ROA).

In particolare, dall’analisi emerge come il cluster di società con ESG rating più alto sia costituito da imprese con maggiore liquidità e capitalizzazione di mercato, mentre non si registrano differenze significative tra i diversi cluster in termini di performance, volatilità e valutazioni di mercato.

Infine, il Rapporto analizza le obbligazioni ESG classificate sulla base degli International Capital Market Association (ICMA) Principles, focalizzandosi sui titoli quotati in Italia. Dal Rapporto emergono disallineamenti nelle classificazioni del profilo di sostenibilità dei titoli, in quanto risulta che il 12% circa delle obbligazioni ESG (definite sulla base degli ICMA Principles) non è incluso nella lista dei “Green e Social bonds” di Borsa Italiana.

Dai dati emerge come le obbligazioni ESG siano prevalentemente Green bonds (53%) appartenenti al settore sovranazionale (54%) ed oltre la metà dei titoli ESG quotati su Borsa Italiana (54%) presenta un lotto minimo uguale a 1.000 euro, quindi accessibile agli investitori retail, mentre il 69% è negoziato sul segmento di mercato Mot.

La seconda parte del Rapporto esamina l’andamento dei mercati delle criptoattività e registra le pesanti ripercussioni che si sono verificate a seguito degli eventi negativi che hanno interessato nel 2022 il settore delle criptovalute. In particolare, il Rapporto – pressoché interamente focalizzato sulle criptovalute – mostra come le principali criptovalute abbiano perso a settembre 2023 oltre il 50% del valore di mercato che avevano nel 2021 (bitcoin ed ether rappresentano il 60% del valore di mercato) ed è confermata l’estrema volatilità dei loro prezzi.

Anche le applicazioni di finanza decentralizzata (Decentralised Finance o DeFi) hanno fatto registrare una significativa flessione quanto ad ammontare di fondi raccolti (-70% a settembre 2023 rispetto al 2021).

Il Rapporto evidenzia come uno dei problemi principali delle criptoattività resti la sicurezza cibernetica delle applicazioni tecnologiche ad esse sottostanti. In particolare, dall’analisi dai dati relativi a 188 piattaforme di scambio di criptovalute, emerge come soltanto 14 piattaforme possano ritenersi molto sicure, mentre, rispetto al 2022, è aumentata la quota di Exchanges che presentano scarse valutazioni di cyber security.

Il Rapporto registra complessivamente nel 2022 un calo di interesse nei confronti delle criptovalute, che viene desunto da una serie di indici, quali, ad esempio, il numero di ricerche effettuate in rete, il numero di indirizzi attivi e l’ammontare degli investimenti nel settore (tutti in forte calo).

Infine il Rapporto evidenzia come a livello globale quasi il 60% dei detentori di criptoattività siano situati nei paesi asiatici, mentre solo il 4% si trovi nei paesi dell’Europa occidentale. In Italia la quota di popolazione che detiene criptoattività si attesta su una percentuale piuttosto bassa (poco più del 2%) a fronte di una quota di poco inferiore al 6% in Francia e nel Regno Unito.

[Silvia Corso, 30 novembre 2023]

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